Flow

Oggi il cielo aveva un bel tramonto.

Ogni giorno vado avanti e indietro col treno.

E mentre corro di qua e di là penso a mio zio quando, un sacco di anni fa, gli hanno aperto la testa a metà e lui faceva fatica a parlare. E penso che forse un giorno apriranno la testa pure a me e non distinguerò più la destra dalla sinistra. E non saprò più cosa farmene del tempo che ho sprecato, dei soldi che non ho mai avuto, delle cose che ho studiato e che non ho imparato abbastanza a memoria come fanno tutti.

Treno in ritardo di 1h.

Vorrei urlare, ma proprio tanto. E sento il groppo in gola, ma il ritardo non c'entra niente.

É la sensazione che da qua non posso muovermi per un po', che qui è sempre la solita merda e non me n'ero mai accorta.

Sto bene, eppure nulla mi basta più e tutto mi sta stretto.

Quando respiri la libertà, quella vera, che te ne fai di tutto il resto quando ritorni?

Che me ne faccio dei treni presi all'andata con calma mentre al ritorno corro con l'affanno per paura di fare tardi; o delle persone che sono sempre identiche e non cambiano di una virgola; o dei luoghi che sono rimasti praticamente gli stessi (tranne per quella casina dell'acqua in mezzo alla piazza di Calisese, fa proprio schifo diciamocelo).

E si fa presto a chiudere gli occhi e a sognare. A vivere come se il passato non fosse mai esistito anche se alla fine è proprio il passato a determinare il nostro presente.

A volte vorrei accontentarmi. Lasciare tutto così com'è e non pensarci più.

Rassegnarmi e lasciar andare quella fame di vita che ho dentro, che pulsa per uscire a tutti i costi. Ma non ci riesco, è più forte di me. Non posso mollare, non ora.

Ma quindi che me ne faccio di tutti questi ricordi? Li guardo, li rivivo, li accartoccio e fingo di non pensarci più.

Chissà che un giorno non ci riesca sul serio.