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Corri e basta

  • Immagine del redattore: Federica D'Isita
    Federica D'Isita
  • 15 mar 2022
  • Tempo di lettura: 6 min



In questa storia vedremo vari protagonisti.

Uno di questi è Luca.

Luca si è alzato con gli occhi stanchi e tanta rabbia mista a tristezza. L’orologio segna le 13:45. Appena sveglio si stropiccia gli occhi, si alza di scatto e indossa in fretta il gubbino di pelle beige poggiato sula sedia. Ce l’ha con il mondo intero e non sopporta più nessuno. È incazzato nero e non sa neanche lui perchè. Scende le scale e sente una voce da lontano che gli fa: “oh bro come stai? Ieri sera sembravi un matto”. Lui tira dritto e si sbatte la porta alle spalle senza incrociare lo sguardo del suo amico steso sul divano. Sa che nessuno lo inseguirà e gli sta bene così, non potrebbe andargli meglio. Pensa che a 30 anni la vita non può fare così schifo e mentre cammina incontra lungo la strada tutti i bambini che gli passano a fianco di ritorno da scuola, mano nella mano con le loro madri. E li invidia. Vorrebbe per un istante essere come loro. E poi prova di nuovo tanta rabbia. "Non ha senso sognare l’impossibile" pensa. Il presente non gli piace, lo disprezza e gli fa schifo.

Luca non si spiega perchè prova quel misto di odio e incazzatura. Poi si ricorda della sera prima e del tono inquisitorio della sua ex fidanzata Carmela: “Luca cosa cazzo ci fai sotto casa mia alle 4 di notte? Stai prendendo le medicine?” e la temperatura della sua rabbia aumenta. Per la prima volta realizza che quelle medicine sono nel cassetto già da un po', che non sono mai state aperte e che non erano state prese il giorno prima e neppure quello prima ancora. Ormai ha perso il conto dei giorni. Ma il fatto non lo preoccupa. Bofonchia un “Fanculo quella merda” e continua a tirare dritto maledicendo chiunque incrocia, sotto lo sguardo stranito dei passanti che gli sfrecciano accanto.

Sente la suoneria del telefono squillare nella tasca e con la bocca ancora impastata dice senza neanche controllare il nome sul display: “che cazzo volete tutti oggi? Vattene a fanculo e non rompermi il cazzo”. La rabbia ribolle dentro di lui e non trova sfogo da nessuna parte.

Neanche maledire tutti ad alta voce gli procura soddisfazione. Quel veleno gli pulsa in corpo in maniera sempre più accelerata. Ogni cosa sembra aumentare di intensità e ad ogni passo sull'asfalto sale sempre di più la collera, il rancore, l’astio, l’odio, l’invidia, il risentimento. Ora Luca si sente soffocare e sente di non avere più controllo né sulle sue azioni né sui suoi pensieri. Continua a tirar dritto, e tenta in ogni modo di controllarsi, di dominare se stesso, di rallentare il passo ma nulla serve. La sete che lo logora può essere saziata solo in un modo pericoloso che lui conosce bene.

Luca vuole fare del male. E subito.


L’altra protagonista di questa storia è una ragazza di nome Lucia.

Lucia frequenta la terza superiore del liceo scientifico. Le piace andare a scuola, ma quella mattina quando apre gli occhi non ne ha proprio voglia. “Che palle la chimica” pensa e mentre se lo ripete in testa come un mantra si è già vestita, ha salutato con un bacio sua mamma ed è pronta per uscire. Lucia è così, ha un senso del dovere che non la ferma di fronte a nulla.

Alle 14 cammina per strada con le sue amiche Sara, Camilla e Giada e ridacchia con loro. Tutte con lo zaino eastpack e le vans ai piedi. È felice perché la verifica di chimica è andata bene, o almeno così crede. Ed è pure al settimo cielo perchè Paolo, il ragazzo di quinta che ha adocchiato da un po’, l’ha finalmente seguita su Instagram e lei sente che è l’opportunità della sua vita.

Mentre conversa con Sara e Camilla confessa tutto e loro le rispondono con un gridolino di gioia e un “ecco perchè in questi giorni sei così rinco” seguito da una risata fragorosa che si spande nell’aria.

Giada, la boss del gruppo, ad un certo punto si rabbuia.

“Ragazze ma chi è quello?” E indica davanti a sé un ragazzo che con fare minaccioso si avvicina a loro. Sembra fuori di sé e fa paura.

“Non lo so” bofonchia Sara.

“Tira dritto e in fretta. Corri e basta.” taglia corto Camilla con la voce ferma che tradisce preoccupazione.

Luca si avvicina con passo felpato verso quel gruppo di ragazze. Il suo lato oscuro ha vinto.

Per un attimo il suo sguardo invece di posarsi sui ciottoli del pavimento si fissa su una delle ragazze, e per una frazione di secondo i suoi occhi si incrociano con quelli di Lucia.

Lucia per un attimo vede il suo sguardo iniettato di sangue e ha una paura folle. Non aveva mai visto qualcuno guardarla in quel modo spiritato. Vorrebbe scappare ma rimane lì impalata. Il ricordo della chimica e di Paolo sono spariti e hanno lasciato posto al terrore che la pervade e che non dimenticherà più per tutta la sua vita.

Le ragazze provano a tirare dritto e a farlo in fretta, ma per loro non c’è scampo.

Sono le 14.10, il sole batte sui tetti delle case e nell’aria rimbombano delle urla.


La terza e ultima protagonista di questa storia è Giulia.

Se si dovesse presentare Giulia non direbbe molto di sé. Ha 22 anni, studia e ha una vita identica a milioni di altri ragazzi che come lei popolano questo pianeta. Non sa nulla sul suo futuro se non una cosa: fare del bene. Giulia ama aiutare gli altri, non importa come, basta provarci.

Quel giorno ha scelto di fare volontariato in una comunità. Ma è arrivata prima dell’orario previsto e nell’attesa decide di gironzolare un po’. Mentre cammina assapora tutto: il sole, l’acqua del fiume che scorre, il leggero vento che le scompiglia i capelli e benedice dentro di sé tutte queste piccole cose. Visto le premesse si prospetta un bel pomeriggio e lei non vede l'ora.

Mentre cammina si guarda intorno e nella direzione opposta alla sua incrocia alcuni passanti.

Ad un tratto sente un urlo provenire dalle sue spalle.

Si volta e vede la scena.

Intravede tante cose confuse che non riesce a capire. Un ragazzo alto e ben piazzato si avventa minaccioso su un gruppo di ragazze e le spintona con violenza. Le ragazze urlano, si dimenano e riescono con fatica a superarlo e a correre nella direzione opposta. Ma una di loro è rimasta più indietro delle altre. Il ragazzo si fionda su di lei, la prende di peso e la sbatte nel muretto del ponte, facendola cadere a terra. Non contento la risolleva a forza e la scaraventa di nuovo sul pavimento urlando “io ti uccido”. Lei subisce ogni cosa, sta ferma, non si oppone. Il suo sguardo è terrorizzato. Non sa cosa fare e non riesce a difendersi. Dimenarsi sarebbe stato inutile. Il ragazzo è fisicamente più forte di lei. Appena passa la tormenta riesce a divincolarsi e a scappare. Il ragazzo continua dritto per la sua strada come se nulla fosse.

Giulia è impalata. Tutto quello che vede le sembra un film dell’orrore. Solo che non ci sono macchine da presa ed è tutto vero. Vorrebbe fare qualcosa, urlare anche lei, chiamare la polizia, fare delle foto all’aggressore. Ma l’unica cosa che riesce a provare è paura. Non è abituata a vedere il Male nel mondo. Il sangue le si gela nelle vene, tutti i sensi si attivano e il corpo è pronto a fuggire qualora l’uomo si fosse diretto verso di lei.

Ma una cosa giusta Giulia riesce a farla in tutto quel casino di emozioni: prova a memorizzare ogni dettaglio di quel ragazzo: com’è vestito, il colore dei capelli, degli occhi. E si rende conto che quel ragazzo malato le è passato a fianco qualche secondo prima senza accorgersi di lei. Se l’avesse vista sicuramente avrebbe fatto la stessa fine della ragazza sbattuta con violenza sul muretto del ponte. Guardando quelle ragazze spaventate e singhiozzanti Giulia pensa che si sono trovate tutte nel posto sbagliato al momento sbagliato. Ma lei ha avuto più fortuna delle altre perchè è stata risparmiata. La mente di Giulia è un trambusto di pensieri e le domande si susseguono frenetiche senza darle pace:

Se fossi stata io al posto di quella ragazza come avrei reagito?

E se l’uomo fosse stato armato?

Come sarebbe andata a finire?

“Che fine stupida” pensò tra sé con una certa amarezza. "Non si può morire così."







Storia basata su fatti realmente accaduti.


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