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La capra Titina

  • Immagine del redattore: Federica D'Isita
    Federica D'Isita
  • 27 mar 2020
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 9 apr 2020

C'era una volta una capra di mezza età di nome Titina. Seppur non più una giovincella, Titina conservava un pelo lungo, lucido, di color mogano assai invidiato dalle sue amiche dal pelo incanutito e a tratti spelacchiato. Titina amava camminare durante il giorno ( per lei la forma fisica era importantissima!) e rincasava la sera fingendo di non essere stanca ma al contrario in piene forze. All'interno del villaggio dove abitava era ben voluta dagli altri animali suoi simili, anche se alcuni nascondevano la loro invidia per il suo pelo così folto "ineguagliabile". Altri ancora invece non sopportavano la sua vanità, a volte così eccessiva. Titina però non aveva mai trovato nel corso della sua esistenza l'animale dei suoi sogni perchè nessun animale era degno della sua bellezza. I leoni troppo altezzosi, le tigri troppo aggressive, i suoi simili troppo rimbambiti! Titina non si era mai rassegnata alla sua condizione da single ( lei, poi, che era così splendida?). Ma orma si rendeva anche conto che il tempo passava, e che la sua bellezza non sarebbe stata eterna. Ahimè bisognava quindi muoversi, e anche in fretta prima che la sua condizione priviegiata si parificasse a quella delle sue coetanee. Così, un bel giorno più motivata del solito, decise di allargare il suo consueto giro giornaliero deviando per alcuni sentieri a lei poco familiari, ma che sicuramente l'avrebbero condotta in qualche tana di un bell'animale. Nella sua determinazione Titina camminò per tutto il giorno fino al calare del sole in cui si era definitivamente persa. Le strade le sembravano tutte uguali al punto da somigliarsi e da farla girare intorno. Sempre più stanca e scoraggiata Titina pensò di dover trovare un riparo almeno per la notte che stava avanzando rapidamente. Durante il suo cammino gli occhi ormai stanchi della povera capretta furono colpiti improvvisamente da una apparizione mai vista prima: una enorme capra si ergeva molto lontano da lei. Era un maschio della sua stessa specie, possedeva un pelo molto simile al suo, unico nel suo genere e leggermente più scuro. Nel vederselo così di fronte a lei, gli occhi negli occhi, per Titina fu un vero e proprio colpo di fulmine, di quelli che ti attraversano il cuore in una frazione di secondo senza in realtà lasciarti mai più andare. Eppure Titina, così colpita da quell'essere così affascinante, non capiva il mutismo di quell'animale così timido e tanto più il suo sguardo di stupore. Così decise di far cessare quel silenzio rompendo il ghiaccio (era una capretta molto spigliata la nostra Titinella!).

Con un largo sorriso gli chiese:

<Ciao, come ti chiami?>

Da lotano quello sorrise anche lui, in un sentimento che apparve reciproco. Lo straniero, oltre ad essere misterioso e seducente era anche socievole come quella perchè di rimando, quasi in contemporanea rispose:

<Ciao! Come ti chiami?>

Titina divertita da quello strano soggetto che pareva un pappagalllo decise di mantenere per il momento l'anonimato (non si sa mai) e fingendo di non aver capito bene ammiccò:

<Per primo tu!>.

Ma da lontano si sentì ripetere:

<Per prima tu!>.

Allora Titina, imbarazzata da quella capra maleducata che voleva averla vinta, ma allo stesso tempo così maledettamente attratta, decise di avvicinarsi di più a quel soggetto così lontano che non smetteva di guardarla con un muso da pesce lesso. In più pensava tra sè e sè "chissà se da vicino sarà in grado di conquistarmi! A giudicare da come guarda sempre incuriosito da me!".

Avanzando di poco con i suoi zoccoli, Titina restò entusiasta e affascinata da quel suo futuro patner, che con tanta grazia e vigore avanzava verso di lei, come se anche lui avesse voglia di fare la sua conoscenza. Titina, inguaribile romantica, presa dall'eccitazione nell'aver finalmente trovato un animale così unico e speciale nel suo genere, chiaramente perfetto per lei, decise di accelerare il passo fino a trasformarlo in una vera e propria corsa, immediatamente ricambiata, che confermò il loro reciproco sentimento d'amore. Ma quando finalmente si trovò a pochi metri dalla meta un brusco e violento suono interruppe il suo idillio. Il muso di Tititna sbattè brutalmente sulla lastra di vetro che le stava di fronte, frantumandosi in mille pezzi. Titina, frastornata per la botta e contemporaneamente molto confusa e triste, dopo aver visto le stelle ruotarle attorno svenne.

Così si conclude la storia di Titina che per tutto quel tempo si era guardata con cura allo specchio senza mai riconoscersi. Così anche noi spesso guardiamo gli altri esseri umani senza capire che sono un riflesso molto lontano da noi stessi, che non ci siamo mai guardati con attenzione. A Noi che abbiamo sì una chioma bella, lucida e folta ma che non sappiamo rispondere veramente quando ci auto-domandiamo qualcosa. A Noi che vogliamo a tutti i costi una persona uguale a noi, ma quando corriamo troppo forte finiamo per schiantarci nel muro del disincanto. A Noi che cerchiamo ossessivamente all'esterno qualcosa che in realtà possiamo trovare solo dentro di noi: l'umiltà di amare veramente se stessi.





Federica D'Isita



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